Calcio e Tv
La trattativa per i diritti televisivi del campionato di calcio di Serie A è stata lunga, ha avuto un percorso accidentato durante il quale hanno “padroneggiato” gli studi legali che frequentemente sono ricorsi alla magistratura. All’inizio i pacchetti offerti erano stati divisi oltre che per prodotto anche per piattaforma, ed era stato inserito l’agognato web, mentre gli operatori coinvolti erano diversi (si ipotizzò anche un canale della Lega) e ciò poteva assicurare un vantaggio per i consumatori finali. Alla fine sono però rimasti due soli compratori, Sky e Perform (società inglese di servizio live e on demand di sport in streaming). La cifra complessiva è stata di 973mni, inferiore alle attese (considerando però la Coppa Italia e i diritti esteri si arriva a circa 1,4mld). Una boccata di ossigeno per un sistema “perennemente” in crisi.
I ricavi per i diritti televisivi rappresentano il 42% del totale dei ricavi per l’insieme delle squadre di Serie A, una quota rilevante, superiore rispetto agli altri paesi europei (la media europea è pari al 39%) dove invece sono più alti i ricavi commerciali, il 43% contro il 16% in Italia (Fonte: Deloitte, Planet Football).
Il leggero miglioramento dei conti del calcio (nel 2017 si è registrata una perdita cumulata di 30mni contro -250 nel 2016 e -379 nel 2015) deriva non tanto dall’aumento dei ricavi di mercato quanto dalla crescita delle plusvalenze, passate dal 15% al 24% del totale dei ricavi nel 2017 (Fonte: FIGC, Report Calcio). Le plusvalenze sono una forma un po’ artificiosa di ricavi e si basano sulla costante crescita del valore dei calciatori. Questo spiega gli innumerevoli casi di valutazioni (apparentemente) incomprensibili degli atleti: sia alle squadre che comprano sia a quelle che vendono le prestazioni sportive dei calciatori conviene che la valutazione degli stessi atleti aumenti continuamente, in quanto da questa costante lievitazione traggono entrambi beneficio economico. È una sorta di artificio contabile che, seppur legittimo, può causare alla lunga dei danni in quanto il patrimonio delle squadre viene sopravalutato con ricadute negative sul conto economico.
Si sarebbe potuto verificare l’idea di trasmettere una partita top del campionato il sabato o la domenica sera su una importante televisione free. La resa economica della pay è nell’immediato maggiore, ma l’ipotesi avrebbe potuto dare un contributo al rilancio del sistema-calcio.
Gli investimenti pubblicitari riprendono a crescere, e il mezzo Tv ritorna ad essere trainante. Ricordo anche la scelta di Mediaset di offrire le gare della fase finale della Champions League in modalità free ottenendo ascolti notevoli (10.925mila ascoltatori e 39% di share per Real Madrid-Juventus, 8.712mila e 32% di share per Roma-Liverpool). Ascolti elevati anche per le partite della Coppa Italia su Rai (10.583mila ascoltatori e 39% di share per la finale Juventus-Milan). Insomma il calcio, come si conferma per i mondiali Russia2018, attira sempre un grande pubblico davanti allo schermo “libero”. È acclarato che un evento mediatico, si chiami Festival di Sanremo o mondiali di calcio o lo stesso campionato, diventa tale solo se trasmesso dalla televisione in chiaro!
Una partita di cartello trasmessa in prima serata da Raiuno o Canale5 attirerebbe 8-10milioni di ascoltatori: tanti per ottenere un buon ritorno pubblicitario senza per questo scalfire il ‘valore’ della pay!