Palinsesti

La presentazione dei nuovi palinsesti è avvenuta in tono minore. Fino a pochi anni fa i networks presentavano i palinsesti in ridenti cittadine marine, erano occasione per annunci importanti, sui nuovi programmi, sull’arrivo di nuove star; erano dei veri e propri spettacoli rivolti agli inserzionisti pubblicitari. Il tono minore è stato determinato in parte dall’emergenza del Covid, ma anche dalle poche novità e dagli scarsi contenuti: dei nuovi palinsesti si è parlato più sulle pagine del gossip che su quelle dello spettacolo e della cultura. Nei periodi di crisi, calano gli investimenti sulla programmazione e si tende a ripetere gli stessi programmi: per i risparmi sulle economie di scala e per evitare che i nuovi programmi possano rivelarsi degli insuccessi. Così la Tv invecchia.

I ricavi della Tv sono diminuiti nel 2019 di -4%; le previsioni per l’anno in corso si avvicinano al -15%, mentre la pubblicità dovrebbe scendere di circa il -20%. Anche i ricavi della pay calano in misura superiore rispetto alla free. L’equilibrio di molte imprese Tv è a rischio: è probabile che per mantenere i livelli dei compensi delle star o dei diritti del calcio sarà necessario contrarre i costi del personale, livelli occupazionali che sono già a rischio in molte aziende. Preoccupa vedere che i ‘fondi pubblici’, cioè il canone di abbonamento, siano l’unica risorsa in aumento, è come se il sistema si stia ‘pubblicizzando’.

Il vecchio oligopolio stenta a mantenere le posizioni, mentre gli altri competitor hanno difficoltà a trovare spazi. Fino a pochi anni fa i tre principali networks avevano il 30% della quota dei ricavi, la situazione attuale vede il primato di Sky, segue la Rai, mentre recede Mediaset, in crisi di identità (da segnalare comunque la cessione di Premium e di EiTowers). Sky ha il problema dei diritti calcistici. Il calcio è e rimarrà il plus della sua offerta. Dovesse non avere più l’esclusiva, perderebbe una quota significativa del suo potenziale. Il sistema-calcio nel contempo sembra ignorare che la situazione del Paese sia cambiata. Un solo operatore ha difficoltà al momento di pagare le stesse somme del contratto precedente, ma anche se dovessero aumentare i player, con l’ingresso delle piattaforme digitali, è probabile che il monte risorse dei diritti, venendo meno la prerogativa dell’esclusività, sia inferiore.

I problemi della Rai sono quelli legati alla ambiguità della sua natura di servizio pubblico. Il fatto che la Rai abbia fatto poco durante l’emergenza della pandemia è grave: se un servizio pubblico è assente proprio nei momenti di crisi, c’è da considerare se valga la pena mantenerlo ancora in vita così com’è.

Le piattaforme online hanno solo il 5% dei ricavi della Tv; una cifra che entro pochi anni aumenterà di molto. Il mondo cambia e cambia anche la televisione: i prossimi nuovi e originali ‘palinsesti’ verranno probabilmente dal mondo della rete.