Crisi del calcio
Le fasi finali della Champions e dell’Europe League hanno fatto registrare buoni ascolti televisivi (come anche la Nations League). La mancanza del pubblico negli spalti ha depotenziato lo spettacolo (situazione che non cambierà a breve per il Covid), ma la scelta dell’eliminazione diretta, la brillantezza del gioco dei team nonostante il caldo, la professionalità degli arbitri, ha fatto lievitare gli ascolti. Agosto è il mese che registra da sempre un netto calo di ascoltatori della televisione: ad agosto ci sono circa 17milioni di ascoltatori medi giornalieri nel prime time, mentre arrivano a 25-26milioni nei mesi autunno-inverno. I risultati delle due finali sulla Tv free sono notevoli: la finale dell’Europe League, per esempio, ha ottenuto il 23% di share (circa il 31% complessivo considerando la rete criptata di Sky) su una rete, Tv8, che raramente supera l’1%.
Questi dati confermano che il calcio non dovrebbe essere esclusiva totale della pay, si dovrebbe prevedere che almeno una partita di cartello del campionato sia trasmessa sulla Tv free. Visti gli ascolti delle partite citate sopra c’è da supporre che la pubblicità possa finanziare l’avvenimento. Ricordiamo inoltre che la pay tende col tempo a ‘svuotare’ la spettacolarità degli eventi: se il Festival di Sanremo fosse trasmesso solo dalla Tv a pagamento dopo alcuni anni non sarebbe più ‘Sanremo’! E ciò sta accadendo anche per il calcio: non a caso gli highlights del giorno dopo sono sempre più visti. Anche l’appassionato del ciclismo non guarda tutti i 200Km della tappa, ma solo gli ultimi venti, e così il tifoso del calcio finirà di vedere solo i gol della partita della quale sa già il risultato grazie alla rete di comunicazione.
Il sistema-calcio è un “gigante dai piedi di argilla”. Cresce economicamente ma diventa nel contempo più debole (e il Covid aggrava ancor più la situazione). I dati riportati dalla ricerca della Figc riferiti alla stagione 2018-19 conferma questa supposizione (dati che nella stagione 2020-21 peggioreranno di sicuro). I ricavi aumentano, ma aumentano di più i costi (nonostante l’uso consistente delle plusvalenze, un ricavo “fittizio”). Così finisce che l’indebitamento dell’aggregato delle società di serie A ritorni a crescere raggiungendo il 127% del fatturato, di cui il 40% è indebitamento finanziario. Sono le banche le vere proprietarie della Serie A? Dovrà di nuovo intervenire lo Stato a ‘salvare’ il sistema-calcio?
Il calcio si basa sulla coppia business-sport. Da tempo il business ha preso il netto sopravvento. I ‘valori’ dello sport stanno soccombendo: per esempio non esiste nel campionato una vera iniziale competitività fra i club, così come latita la correttezza e la trasparenza di alcune componenti del sistema. Quando i ‘ valori’ dello sport soccombono la disaffezione al calcio aumenta: aumenteranno i tifosi-ultras ma diminuiranno i tifosi-sportivi e aumenteranno coloro che si “accontenteranno” degli highlights.
Il calcio professionistico non si ferma più, dopo la lunga pausa del lockdown. Dopo la conclusione delle coppe europee, riparte il campionato, ma le premesse non sono buone; molto dipenderà dal rinnovo del contratto dei diritti radiotelevisivi.