Crisi della Tv?
Il calo della pubblicità televisiva riduce gli investimenti che le Tv immettono nella programmazione (generalmente si cerca di tutelare dai tagli almeno la prima serata), ciò causa lo scemare della qualità dei programmi, questo comporta la fuga del pubblico dal piccolo schermo che causa la contrazione della pubblicità. Un classico caso di circuito vizioso che difficilmente potrà invertirsi.
Se si riducono gli spazi di mercato per le Tv nazionali, c’è il rischio che qualche player debba nel prossimo futuro soccombere.
Gli ascoltatori medi giornalieri nella prima serata ammontavano nel 2010 a 25milioni, nel 2018 sono scesi a 23,6milioni (-6%). Nel 2010 il 44% della popolazione (+4anni) guardava la Tv in media ogni sera, nel 2018 la quota scende al 40%. Il calo è costante e continuo (in particolare dal 2013), e si accompagna con un altro dato negativo (per la pubblicità), l’invecchiamento dei telespettatori, fenomeno che colpisce in particolare la Rai.
La platea televisiva diminuisce e s’invecchia e ciò causa, insieme alla crisi economica e al ristagno dei consumi, il calo della pubblicità. La pubblicità ora privilegia il web.
Siamo quindi di fronte ad una crisi strutturale della Tv tradizionale, mentre avanza la cosiddetta “televisione oltre la televisione”, quella fruita sulle varie piattaforme web.
Nella Tv nazionale, gli spazi dei due ex oligopolisti, Rai e Mediaset, si stanno drammaticamente restringendo. Non è irragionevole ipotizzare che uno dei due debba ridimensionarsi.
Rai ha il vantaggio del canone, ricavo che copre i due terzi del fatturato, e quello di mantenere e spesso di ampliare la leadership degli ascolti. Mediaset ha urgente bisogno di reinventarsi nella programmazione e di entrare nel mondo “oltre la Tv”, nel web: notizie di stampa prevedono accordi con un importante player europeo.
L’obiettivo delle Tv di oggi è far “parlare” la gente dei propri programmi, fare in modo che i programmi già andati in onda siano rivisti, anche a pezzi (la “snack-Tv”) e commentati sui social. Ciò accade, per esempio, per Gomorra o per il Festival di Sanremo o per X-Factor, meno per L’isola dei Famosi.
Chi vincerà fra i due ex oligopolisti? Difficile dirlo, anche perché c’è la possibilità che la politica intervenga per favorire l’uno o l’altro.
Rai e Mediaset dovrebbero invece cercare di risollevarsi con le proprie forze, riponendo al centro i contenuti, curando i programmi in modo da frenare l’esodo dei telespettatori e non confidare in (incerti e anche spesso infruttuosi) aiuti dalla politica.