Tv e politica
Nel 2018 gli ascolti della televisione, che generalmente tendono ad essere stabili, hanno registrato alcuni significativi cambiamenti.
Italia1 aumenta gli ascolti grazie al successo dei mondiali di calcio, La7 registra un incremento consistente, arrivando al 5% nel prime time. Nel mese di maggio, è stata la terza rete, dopo Raiuno e Canale5, con il 7% di share.
Qual è il motivo del suo successo?
Uno dei motivi, forse il principale, è l’affermazione dei programmi di approfondimento politico.
Durante il periodo elettorale e fino alle elezioni del 4 marzo gli ascolti dei programmi d’informazione non hanno avuto, in tutte le reti, grandi incrementi di ascolto. Non ci sono stati, per esempio, confronti fra i leader e questo è stata un’anomalia del dibattito politico (nel 2006 il confronto Prodi-Berlusconi su Raiuno ottenne il record di ascolto con 16milioni di ascoltatori e il 52% di share, risultati impensabili oggi anche perché parte del dibattito politico si è trasferita dalla Tv ai social). È stata una campagna elettorale piuttosto tiepida dal punto di vista televisivo, senza suspense, come se i più ritenessero già certo il risultato finale.
La situazione è cambiata dopo le elezioni e durante i circa 90 giorni che sono stati necessari per la formazione del Governo Conte e le successive polemiche sulle prese di posizioni del ministro Salvini. Per esempio, un programma di punta di La7, 8 ½, ha aumentato gli ascolti dopo le elezioni arrivando a una media giornaliera di circa 7%. Sembrerebbe che la vera campagna elettorale si sia svolta dopo le elezioni. Gli studi televisivi, durante questo periodo, si sono trasformati in piazze mediatiche, dove in particolare i due partiti vincitori delle elezioni, M5S e Lega, che hanno avuto più spazio, hanno stigmatizzato i cosiddetti poteri forti, responsabili, secondo il loro parere, della mancata formazione del “governo del cambiamento”. La situazione è stata così amplificata e vissuta emotivamente, sia dai sostenitori che dagli oppositori della nuova maggioranza, che non poteva non attrare l’attenzione del pubblico. I media non hanno fatto altro che esasperare questa situazione, drammatizzandola (vedi l’allarme dello spread) in modo da renderla ancora più d’attualità. Insomma, è stato un lungo “show” di carattere politico nei quali i leader della nuova maggioranza sono riusciti a motivare al massimo i propri sostenitori, mentre gli esponenti della opposizione hanno come giocato “in difesa”.
Ciò che è successo nei tre mesi per la formazione del Governo dovrebbe comunque far ricredere chi pensa che dietro le grandi Tv generaliste, non politicamente schierate come La7, ci siano “occulte manovre” tese a favorire smaccatamente un certo schieramento: i bravi professionisti dell’informazione possono al massimo essere “guidati” dalle logiche dell’audience, dal successo degli ascolti dei loro programmi. Un manager della Tv commerciale sostenne: “la nostra missione è fare la Tv per vendere la pubblicità e non vendere la pubblicità per fare la televisione” (come dovrebbe fare il servizio pubblico). La linea editoriale ha un solo vero “padrone”, gli ascolti.
Il “generale” estate sta mandando la politica e i telespettatori in vacanza.
Cosa succerà in autunno e in inverno?
Nei talk è probabile che i protagonisti si alterneranno nei ruoli: le opposizioni, il PD in particolare, troveranno più spazio perché, come è sempre accaduto, la critica fa sempre più audience del consenso. Mentre alla nuova maggioranza, composta dai due partiti abituati finora a contestare nelle piazze, e al Governo spetterà il duro compito di dimostrare la capacità di guidare il Paese e di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.
L’alternanza incomincerà negli studi televisivi?